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25/01/15

I Sicani

I Sicani, una volta, vivevano in borgate sui colli delle piccole città per salvarsi dalle incursioni dei ladroni. Essi erano a comando di un principe per ogni borgo e vivevano lavorando la terra. Si narra che l'Etna spargeva in quel periodo le sue fiamme e l'eruzione durò molti anni, devastando terre, gli abitanti presi dal timore, abbandonarono le parti della Sicilia verso oriente trasferendosi ad occidente. Così lo storico greco Diodoro Siculo, nel I sec a,C., descrive le vicende dei Sicani da quale prendono il nome i nostri monti.
I Sicani arrivarono in Trinacria tra il II e il I millennio a.C., si tratterebbe di un popolo indoeuropeo, anche se incerta, alcuni pensano che sia un popolo arrivato dall'Africa. Un popolo che metterà radici in Sicilia e dimenticherà la sua provenienza e si considerà autoctono, trasformando il nome Trinacria in Sicania secondo Diodoro Siculo e infine in Sicilia con l'arrivo dei Siculi.
I Sicani in un primo momento, si stanziarono nella parte orientale, organizzati in piccoli gruppi, ognuno con le proprie terre da coltivare, divisi in gerarchie (poveri - ricchi) basta guardare alcune tombe,
Passando molti anni e la Sicilia subì molte invasioni, quella più importante per i Sicani fu l'arrivo dei Siculi, un popolo non pacifico, che spinse i Sicani verso l'entroterra della Trinacria, per i Sicani fu un vero e proprio trauma, abituati alle pianure vicino al mare, si ritirano in in montagna. Iniziarono a nascere alcune città come a Sambuca di Sicilia, Camico nei pressi di Sant'Angelo Muxaro, Triokala (Caltabellotta) per citarne alcune. I Sicani iniziarono a dedicarsi alla pastorizia. La Sicilia fu divisa così in due, fra Siculi e Sicani.

Fonte: Sicani, Siculi,Elimi di Rosa Maria Albanese Procelli
Fonte: Sicani, Siculi, Elimi di Leonardo D'Asaro

Necropoli di Caltabellotta

Pizzo Mondello - Bivona

Monte delle Rose - Bivona

Necropoli di Sant'Angelo Muxaro

12/01/15

Ricordiamo Frà Bernardo da Corleone

Un Cappuccino santificato che visse a Bivona

Nacque a Corleone nel 1605 e morì a Palermo il 12 Gennaio 1667, il suo vero nome era Filippo Latino, la sua giovinezza fu abbastanza turbolenta, cresciuto in un ambiente di soldati e mercenari agli ordini della Spagna. 
Durante una rissa uccise un certo Vito Canino per difendere dei poveri lavoratori di campi che venivano derubati dagli spagnoli, con questo fatale duello fra Bernardo si rifugiò in un convento.       
Nel 1623 chiese di essere ammesso tra i cappuccini di Caltanissetta dove scoprì la penitenza e l'obbedienza. 
Visse a Bivona per un periodo della sua vita nel convento dei cappuccini dove ancora oggi è conservata la sua celletta.
Secondo una leggenda, durante il soggiorno a Bivona molti frati furono colpiti da un'epidemia di influenza. Quando anche Bernardo, che in quel momento rivestiva l'ufficio di infermiere, si ammalò riducendosi in fin di vita, staccò dal tabernacolo della chiesa la statuetta di san Francesco e la infilò nella manica del saio, rivolgendosi al santo con le seguenti parole:
« Serafico padre, tu lo sai che i tuoi frati di Bivona sono ammalati... chi si prenderà cura di essi? Ti avverto che non uscirai di qui se non quando mi avrai guarito »
Il giorno successivo, Bernardò tornò in salute e poté riprendere l'assistenza ai confratelli.
Sempre a Bivona, a Bernardo un crocifisso avrebbe parlato dicendogli: "Non cercare tanti libri, ti bastano le mie piaghe per leggere e meditare". Dopo quest'episodio il frate rinunciò al desiderio di imparare a leggere.
Iniziato il processo di canonizzazione nel 1673, venne dichiarato beato solo il secolo successivo, nel 1768 da Clemente XIII e infine proclamato santo nel 2001.
Statua conservata all'interno della Chiesa dei Cappuccini di Bivona

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